Sebbene non stiamo vivendo un lockdown totale come quello di marzo, è inevitabile passare molto molto tempo chiusi in casa, viste le restrizioni. Le conseguenze sulla forma fisica sono molteplici: il poco movimento fa prendere peso e causa picchi glicemici; l’intero organismo ne risente, intestino in primis, con conseguenti problemi sulla regolarità intestinale; la digestione rallenta e fa fatica a fare il proprio lavoro.
La questione non è di secondaria importanza. Un recente studio italiano ha identificato le variabili psicologiche e psicosociali che potrebbero predire l’aumento di peso durante il blocco per COVID-19 in pazienti affetti da sovrappeso/obesità con e senza diagnosi psichiatrica.
Come spiega il sito web DS Medica, tra il 25 aprile e il 10 maggio 2020 è stato somministrato un sondaggio online per indagare i cambiamenti delle abitudini alimentari dei partecipanti durante il periodo di chiusura del Paese. Sono stati reclutati 110 partecipanti: 63 pazienti senza diagnosi psichiatrica; 47 pazienti con diagnosi psichiatrica. L’aumento di peso durante il lockdown è stato segnalato da 31 dei partecipanti affetti da sovrappeso/obesità senza diagnosi psichiatrica e da 31 pazienti con diagnosi psichiatrica. L’aumento di peso, in base a quanto emerso, è stato causato soprattutto da stress e depressione per i pazienti senza diagnosi psichiatrica e da comportamenti di alimentazione incontrollata per i pazienti con diagnosi psichiatrica.
Dei pazienti senza una diagnosi psichiatrica, il 60% ha riferito episodi di alimentazione notturna molto più frequenti. Il rischio è chiaro: sindrome da alimentazione notturna. Quest’ultima può presentarsi soprattutto nelle persone affette da sovrappeso/obesità senza diagnosi psichiatrica.
Durante il lockdown, sono state soprattutto le donne a soffrire di ansia, depressione e ad aumentare di peso. Secondo un’indagine condotta in Giordania le madri con un reddito inferiore, un’istruzione inferiore, non occupate o che vivono in città al di fuori della capitale hanno riferito di avere più sintomi di depressione, ansia e stress.
Le conseguenze? Cambiamenti nello stile di vita, aumento di peso, aumento del tempo passato in casa con i bambini in DaD, aumento della violenza familiare e aumento del tempo assegnato per la cura dei membri della famiglia (aumento medio di 5 ore al giorno).
E non illudiamoci che sia un fenomeno che riguarda solo il Medio Oriente: basti pensare che nel Regno Unito accade qualcosa di molto simile. Un gruppo di 32 persone con disturbi alimentari è stato reclutato tramite i social media da maggio a giugno 2020, durante un periodo di rigorose misure di distanziamento sociale. A loro sono state sottoposte delle domande aperte in un questionario anonimo online che li ha invitati a riflettere su come i vari aspetti della loro vita sono stati influenzati dalla pandemia Covid-19.
La maggior parte degli intervistati ha riferito che il loro disturbo alimentare è peggiorato o riemerso. L’isolamento, il cattivo umore, l’ansia, la mancanza di frequentare una struttura, l’interruzione delle routine e i messaggi dei media / social media sul peso e sull’esercizio fisico sembrano aver contribuire a questo, inasprendo i comportamenti scorretti.
Una situazione drammatica, se pensiamo come, come è noto, il virus si è dimostrato più aggressivo nelle persone in sovrappeso/obese, come sugli anziani e gli immuno-compromessi. L’obesità marcata cambia il corpo alterando il metabolismo, ma anche la risposta infiammatoria, la sorveglianza immunitaria e la reattività (inclusa una risposta meno robusta ai vaccini). Conseguenza: si prende peso e si aumentano le possibilità che in caso di infezione da Covid le reazioni siano più aggressive.
Allo stesso tempo si è notato che nei pazienti che hanno perso peso, e che poi si sono infettati, il COVID-19 ha presentato sintomi lievi. La conclusione: è necessario incoraggiare tutti a cambiare il proprio stile di vita, affinché diventi più sostenibile e permetta di ridurre il peso, migliorando di conseguenza la forma fisica.